Paradiso profano: la nuova vita delle chiese sconsacrate
Courtesy Kaos Temple

Paradiso profano: la nuova vita delle chiese sconsacrate

di Tiziana Molinu

Da cattedrali a club, da navate a skatepark: le chiese più belle del mondo che hanno cambiato pelle (e peccato). Qui le nostre preferite.

C’erano una volta le panche in legno lucido, i silenzi solenni, l’incenso che bruciava piano, e quel timore reverenziale per il “vestito buono” della domenica. Ma oggi, tra i marmi e i bassorilievi delle chiese sconsacrate, non si celebra più messa: si balla, si cena, si compra casa. L’altare diventa skatepark, consolle, le navate accolgono performance d’arte contemporanea, i confessionali si trasformano in angoli lettura. È il fascino ambiguo – e irresistibile – dell’architettura sacra quando viene strappata al suo contesto originario e risemantizzata. Un mix di dissoluzione e bellezza, tra misticismo perduto e nuove liturgie laiche: quelle del clubbing, dell’ospitalità, della cultura.

chiese sconsacrate
Courtesy churchnightclub.com

Le chiese sconsacrate, con i loro affreschi, marmi pregiati, navate ampie, bassorilievi e colonne tuscaniche, hanno da sempre esercitato su di noi un fascino sospeso fra sacro e profano. Quel “residuo di infanzia” fatto di incenso e vestiti della domenica si trasforma oggi in un’attrazione quasi magnetica, che rende questi luoghi ideali per riconversioni sorprendenti. Luoghi dall’atmosfera intrisa di storia e mistero. Oggi, questo “charme inatteso” – più dissoluto che dark – è stato colto da imprenditori, architetti e creativi che hanno saputo trasformare la sacralità in opportunità di aggregazione contemporanea. Di seguito, dunque, una panoramica delle più affascinanti trasformazioni in giro per il mondo e in Italia, con qualche approfondimento sui casi più emblematici.

Milano, capitale (a sorpresa) della chiesa profana

Prendete il Gattopardo Café, per esempio. A due passi da Corso Sempione, in quella che un tempo era la chiesa di San Giuseppe alla Pace, oggi domina un lampadario monumentale da 65.000 cristalli. Non è un sacrilegio, è uno statement. Uno dei primi locali a cavalcare il trend delle chiese sconsacrate a uso notturno, tra dj set e aperitivi vestiti di glitter.

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Courtesy Gattopardo Café

Sempre a Milano, La Chiesetta in zona Chinatown serve drink tra statue di santi e reliquiari vintage, mentre il Trefor Café a San Donato Milanese è l’ennesimo esempio di come il sacro si pieghi al quotidiano. Ma il caso più emblematico resta San Paolo Converso, nel cuore delle 5 Vie. L’ex chiesa barocca, celebre per la sua acustica, è stata prima studio musicale, poi spazio espositivo d’arte contemporanea. Nel 2017 l’artista Asad Raza ci ha inscenato addirittura una partita di tennis – sì, con tanto di rete, racchette e palline – tra statue gotiche e colonne tuscaniche.

Quando il clubbing si fa mistico

All’estero, il fenomeno è ancora più radicato. In Olanda, il Club Paradiso di Amsterdam, inaugurato nel 1965, è diventato una mecca per band come Nirvana, Guns N’ Roses e i Sex Pistols, pur mantenendo l’impianto originario della chiesa che fu. E a Maastricht, la Book Store Dominicanen, una libreria indipendente all’interno di una chiesa domenicana gotica del XIII secolo, è tra le più belle al mondo secondo il Guardian.

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Courtesy churchnightclub.com

In Colorado, la Church Nightclub di Denver è un capolavoro gotico con vetrate immacolate e un sound system da far invidia a Berghain. A Dublino, The Church Bar offre piatti tipici e balli tradizionali tra altari e organi, con una naturalezza tutta irlandese. E non poteva mancare Soho House, che a Stoccolma ha appena inaugurato il suo nuovo club all’interno di una ex chiesa metodista del 1894: 1.430 metri quadri di sacralità chic, tra volte altissime, colonne originali e dettagli pittorici. Qui si lavora, si mangia, si suona e si dorme. Altro che coro.

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Courtesy Soho House

Dalle messe alle sfilate: la moda ama le navate

Non solo nightlife. Anche il fashion system ha una lunga storia d’amore con le chiese, e non sempre sconsacrate. La collezione Cruise 2017 di Gucci ha sfilato nella Westminster Abbey di Londra, sfidando i rigori anglicani. Alexander McQueen ha scelto la Christ Church Spitalfields per presentare la sua “Dante Collection”, un inno alla sacralità profanata. E Vivienne Westwood, naturalmente, non poteva che rispondere due anni dopo con una provocazione simile. C’è qualcosa di potentemente teatrale nelle chiese, che i brand colgono benissimo: il contrasto tra l’austerità degli interni e la leggerezza (o l’eccesso) della moda contemporanea.

Quando le tavole non sono quelle dell’altare

E ancora, in alcune chiese non si prega né si brinda, si skata. È il nuovo culto dell’adrenalina urbana, in cui le navate diventano piste e i santi osservano trick e kickflip con sguardo perplesso, o forse divertito. Nella Kaos Temple di Llanera, in Spagna, le geometrie psichedeliche di Okuda San Miguel trasformano una vecchia cappella in un tempio dell’arte urbana e dello skateboard. Le rampe si arrampicano tra archi e affreschi, mentre la luce filtra dalle vetrate come un’illuminazione postmoderna.

A St. Louis, nell’SK8 Liborius Social Club, l’eco delle messe ha lasciato spazio al suono delle rotelle sul cemento. La chiesa è gotica, l’energia punk. I rider planano sotto vetrate istoriate, tra una jam session e un workshop di graffiti. In Inghilterra, Skaterham recupera una cappella militare ottocentesca e la trasforma in hub creativo per giovani skater: qui l’unzione si fa col sudore, le rampe sono altari, e la comunità è la vera religione.

chiese sconsacrate
Courtesy Kaos Temple

E poi ci sono le chiese che scelgono la via più contemplativa, senza rinunciare alla spettacolarità: a Maastricht, la Boekhandel Dominicanen è una libreria che sembra uscita da un sogno gotico. Volte altissime, scaffali sospesi, caffè incastonato nel transetto: ogni libro si legge come un salmo, ogni pagina ha l’eco di un organo lontano.

A Milano, la già citata San Paolo Converso continua a stupire: non solo clubbing e vernissage, ma vere e proprie installazioni museali che si incastrano tra colonne tuscaniche e bassorilievi secenteschi. E alla Mediateca di Santa Teresa, tra le ex navate barocche, si naviga tra archivi digitali come in un silenzioso pellegrinaggio 3.0. Anche qui, il sacro non viene dimenticato: si fonde, si stratifica, si riattiva. E lo skate, l’arte, la lettura diventano nuovi riti, nuovi linguaggi. Forse meno solenni, ma altrettanto coinvolgenti.

chiese sconsacrate
(Photo credit should read MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

E se ci abitassi?

Il passo successivo? Abitare in una chiesa. E non è fantascienza. In Italia il portale Immobiliare.it registra una crescita importante di annunci legati a chiese sconsacrate messe in vendita per uso abitativo. A Lucca, una piccola chiesa diventerà una villa con piscina; a Firenze, zona Careggi, per 780 mila euro ci si può accaparrare un’ex cappella da 170 metri quadri. A Cortina, con 550 mila euro si compra un intero monastero. A Volterra, una chiesa dell’850 d.C. è in vendita a 1.650 milioni di euro. E a Olevano sul Tusciano, una parrocchia del Trecento è disponibile a soli 90 mila euro.

In Australia, il censimento del 2021 ha segnato per la prima volta una popolazione cristiana sotto il 50%, portando molte parrocchie a chiudere. E a Manhattan, tra il 2013 e il 2018, il New York Times segnala la riconversione o demolizione di oltre tre dozzine di edifici religiosi. Alla fine, non si tratta di dissacrare, ma di reinterpretare. Il sacro, in questo mondo sempre più fluido e ibrido, non sparisce: cambia forma. Gli affreschi diventano sfondo per mostre immersive, le colonne accolgono il design, gli archi gotici ospitano la nightlife. Non ci inginocchiamo più, ma continuiamo ad alzare lo sguardo. Forse, senza rendercene conto, stiamo solo creando nuove forme di devozione.